Avevano promesso più diritti, hanno prodotto più dimissioni. Dieci anni dopo, il Jobs Act resta il monumento più alto alla precarietà di Stato: un’impalcatura legislativa costruita per fare cassa sulle vite altrui.

Altro che crescita: l’Italia è ferma, anzi retrocede. I contratti stabili arrancano, i salari reali crollano, i giovani laureati fuggono. Il mercato del lavoro si è riempito di part time imposti, subappalti opachi, licenziamenti facili.