L’Otto Marzo è un affare per fiorai e per pasticcieri? E chi se ne importa, anche quelle categorie avranno ben diritto a dei giorni migliori di altri. Anche perché, a ben vedere, le mimose sono un’invenzione italiana, e forse dovremmo trattarle meglio: furono tre donne dell’UDI (Rita Montagnana, Teresa Noce e Teresa Mattei,) a proporre l’utilizzo delle mimose, nelle prime primavere del dopoguerra. In Francia si regalavano viole e mughetti, ma erano fiori troppo rari in Italia, e troppo cari per una nazione appena uscita dal disastro della guerra.

Le mimose invece fioriscono ovunque, all’inizio di marzo; un fiore povero, diffuso, ma assai bello, dal carattere intenso e dal colore brillante: quasi un riassunto metaforico delle donne stesse. E nel trovarsi sotto forma di infiorescenza, in tanti fiori piccoli che insieme formano un tutto unico, forse, le donne di allora vi leggevano un ulteriore invito a lottare insieme.

 

Quale che sia la storia, quale che sia la leggenda; quale la predisposizione di parte e l’orientamento politico; quale che sia il genere, il sesso, l’orientamento sessuale; quali che sia la ritualità dei gesti, e le loro nuove coniugazioni più o meno leggere attuali, una cosa dovrebbe comunque permanere chiara ed evidente: ovvero che le tanto celebrate pari opportunità non sono ancora affatto raggiunte, neanche in quelle parti del mondo che sono più sensibili al tema.

Perché il percorso è davvero lungo, e non sarebbe completo neppure nel caso in cui il genere femminile fosse perfettamente protetto da un sistema legislativo perfetto e completamente accorto delle sue esigenze.

Perché al diritto scritto nei codici deve far riscontro una parità di fatto profonda e quasi inconsapevole, tanto dovrebbe essere data per scontata.

Ci fosse una rivendicazione per la parità di diritti portata avanti dai possessori di occhi verdi, tutti coloro che hanno occhi di colore diverso si guarderebbero intorno stupiti, incapaci di capire quale sorta di diritti violati possano mai denunciare i verdocchiuti; e tale dovrebbe essere lo stupore ogni volta che le donne rivendicano la completa parità. Non è così, le proteste femminili non stupiscono nessuno, invece, per il semplice fatto che a tutti è evidente che la vera parità non è ancora raggiunta.